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"MISTERO"

by AnnaMaria Tettamanzi




Alle sue spalle sentì una voce improvvisa:
- Signora, ha perso il nastro!-
La donna si voltò, interrompendo la sua corsa lungo il sentiero del parco. Fare jogging era da poco un’abitudine per lei. Superati i sessant’anni, voleva togliersi dal corpo il peso di una pigrizia di fondo e di una dieta mai seguita. Istintivamente si toccò i capelli: si compiacque per quella massa morbida, di un castano tinto ma ugualmente bello. Era vero, il nastro era caduto. Altrettanto istintivamente lo prese dalla mano che glielo porgeva.
Alzò gli occhi. Il viso dell’uomo aveva un sorriso garbato. La lucentezza dello sguardo fu la prima impressione di lui. La seconda fu una specie di spinta ad andare oltre. Osservò gli occhi scuri dell’uomo, il biondo dei capelli, il naso fine, i lineamenti proporzionati: un volto perfetto. L’uomo che aveva sempre sognato. Lo ringraziò per il nastro. Gli chiese se era nuovo del posto. Le rispose che era sempre in giro per lavoro.
Anche l’uomo aveva scarpe e pantaloni da ginnastica, una maglietta bianca. Qualche frase e si ritrovarono ad avanzare vicini, a passo sostenuto. Il corpo di lui era abbastanza alto, snello. Non appariva per nulla affaticato. La donna a un certo punto tentò di sentirne il respiro ansimante per trovare quella complicità che poteva farli rallentare entrambi. Ma le loro stesse parole, insieme al cinguettìo degli uccelli e al frusciare delle foglie secche d’autunno, nascondevano in parte il fiatare dell’uomo.
La donna avrebbe voluto rallentare, lui invece improvvisamente accelerò e corse avanti.
Lei cercò di assecondarne il ritmo. Sentiva una specie di fiamma bruciarle dentro, che si espandeva in tutto il corpo fino al bacino, alle gambe, ai piedi che la facevano correre più in fretta. Un’energia da amore giovanile le riportò alla mente immagini di tanti anni prima. Non che volesse una storia d’amore con quello sconosciuto, si rendeva conto che aveva una ventina di anni in meno. Stare vicino a lui però le faceva uno strano effetto: la curvatura di un ramo, una foglia marrone che si staccava, il colore un po’ smorto di un fiore, anche una radice che usciva gobba dal terreno o perfino un cane senza museruola accanto a un padrone distratto, tutto le sembrava bello. Eppure aveva fatto altre volte quel percorso, anche fra un paio di giorni sarebbe ripassata di lì. Perciò non comprese: quella gioia si trasformava in nostalgia, in una dolcezza che sfuggiva.
Il suo compagno, che la precedeva, aveva rallentato. Forse si era accorto che lei era un po’ stanca. L’aspettava appoggiato a un albero, una trentina di metri più avanti. Lo raggiunse con una corsetta affannosa. Provò lo stesso impeto con cui era sempre corsa avanti verso qualcosa di nuovo… anche solo una speranza. Sperimentò la netta sensazione di essere arrivata.
Paul, così si era presentato l’uomo, aveva in quel momento un aspetto impassibile ma pur sempre attraente.
- Sarà immerso nei suoi pensieri – si disse la donna.
Notò con piacere, quando gli fu proprio vicino, che diversamente da ogni altro seguace di jogging, non puzzava di sudore. Fece per toccarlo. Lui si ritrasse. La invitò a seguirlo più in là con un cenno del capo e della mano. La donna non capì dove si stessero recando,ma gli andò dietro fiduciosa, alla cieca. D’un tratto si sentì le gambe di pezza, vuote. Fu contenta quando lui si sdraiò nella piccola radura fra gli alberi e lei potè crollargli vicino. Non lo vedeva. Le sembrò di percepirlo sopra di sé. Come se la stesse penetrando, dolcemente. O forse era solo un ricordo. Ebbe ugualmente paura, voleva respingere quella specie di ombra pesante, aprire gli occhi. Si arrese.
La fitta in fondo allo stomaco, che le avvolgeva il cuore, fu forte, sconvolgente. Continuò senza tregua. La riempì di sudore.
Finalmente tutto il suo corpo si calmò. Vibrò ancora un poco quindi restò completamente immobile.

Lo vide, quella specie di involucro, sdraiato nell’erba come se dormisse.
Poteva osservare anche Paul, di spalle. Lui entrava in una nebbia densa con un passo leggero, cadenzato. Si allontanava piano.
Quasi un getto improvviso. Un’energia abbastanza forte da sospingerla ma non così tanto da abbatterla: ne fu avvolta. Come le onde che aspettava da bambina, con le spalle al mare.
- È morta – dicevano intanto due ragazzi in tuta, vicino al suo corpo.

(racconto di Anna Maria Tettamanzi - 2008)